Dopo aver proseguito gli studi in chimica e farmaceutica, Ronal Bejarano è arrivato in Italia con l’ausilio della sua famiglia. Ha deciso di dedicarsi all’arte come artista autodidatta, sfruttando il prezioso supporto di amici e critici d’arte che hanno incoraggiato la sua innata vocazione, sempre più evidente col passare del tempo.
Le opere dell’artista, nativo delle Honduras, oscillano in una permanente illusione tra figurazione e astrazione, tra figura e sfondo, tra chiaro e scuro. Colori forti, vibranti e spesso complementari facilitano questo gioco visivo di personaggi immersi in uno spazio monocromatico, privo di prospettiva, sfuggente, infinito.
L’interpretazione visiva delle opere di Bejarano è un processo a più livelli: ciò che si percepisce a prima vista è solo la punta dell’iceberg di un’esperienza estetica che va oltre i soggetti rappresentati, poiché l’essenza intrinseca delle sue pitture non è immediatamente discernibile.
Il segreto risiede nella chiarezza di visione, nella ricerca dell’essenza, della verità amplificata dalla stilizzazione delle figure rappresentate che vanno oltre il reale perché l’interesse dell’artista è rivolto alle azioni, ai gesti, agli abbracci, alle cadute.
Attraverso uno stile personale che richiama le immagini ambivalenti dell’educazione visiva, il materiale cromatico acrilico è composto da strati piatti, lisci e continui che eliminano gradualmente i dettagli e scorrono come un’energia sempre mutevole in opposizione alle pose plastiche e statiche scelte per rappresentare i suoi soggetti.
Le figure di Bejarano, apparentemente fisse sul supporto, si fondono tra loro attraverso un flusso pittorico ipersensibile: sono le stesse ombre a diventare parte del soggetto o viceversa? Non è possibile distinguere dove termina la figura umana e dove inizia la sua ombra proiettata e riflessa, né comprendere a prima vista dove finisce il profilo di un soggetto e dove ne comincia un altro vicino, adiacente, sovrapposto.